Adige e Vereuna

L'Amore degli Amori: l'amore mitologico

Questa storia mitologica comincia pressapoco così: «quando, da una fonte non mia prima polluta, nacque, giovinetto verde e canoro Adige» cominciò a scendere dai ghiaccia del Passo di Resia.
Era un bel giovane veloce, agile e saltarello che scendeva verso la pianura e il mare.

Distratto, come tutti i giovani, si ritrovò all’improvviso nella sterminata pianura di Padania; qui rallentò, quasi per presentimento dolce e doloroso. Si guardò intorno e vide Lei: la bella, splendente Veruna.
- Come ti chiami? Chi sei? – chiese Adige, come folgorato.

E Lei che non rispondeva a nessuno, perché memore di un giuramento di fedele castità prestato a Diana, cacciatrice e dea delle selve e delle notti illuminate dalla luna, per la prima volte rispose:
- Mi chiamo Vereuna – e tese le sue bianche braccia verso Adige, che già aveva proteso le sue.

Si toccarono le mani, si sfiorarono e si abbracciarono. Stavano per baciarsi quando il cielo si oscurò e da un lampo accecante usci una freccia: l’Arma di Diana.
Quella freccia colpì Vereuna, che rimase tra le braccia di Adige ormai senza vita.

– «Sposa, sposa mia per Sempre, Sempre o Vereuna, veramente unica, Sposa che vere est una, veramente è una. Per questo tutti ti chiameranno Verona. Verona per sempre, finchè dureranno i secoli e i tempi.» – E si allontanò gemendo per la grande Pianura, sotto il sole riapparso e verso il mare che luccicava nel fondo. Le acque di Adige percorsero la doppia ansa. La esse di Sempre e di Sposa intorno alla bella Verona.

Questa l’antica novella. E per questo Verona è la città del VerAmore.

Zaid Ennahar
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